L'enigma di un "papa emerito" affiancato al papa regnante, addirittura nella forma di "un ministero in comune" tra un papa "contemplativo" e uno "attivo", continua a pesare irrisolto sull'attuale stagione del papato:
La figura del "papa emerito" è stata deliberatamente introdotta da Benedetto XVI dopo le sue dimissioni, ma non ha precedenti nella storia.
Si sa infatti che era stata già presa in esame da alcuni suoi predecessori, che sempre però la respinsero come improponibile. Pio XII, ad esempio, pensando a un suo possibile rapimento da parte dei nazisti che occupavano Roma, aveva predisposto una lettera di rinuncia totale al papato, e aveva confidato a monsignor Domenico Tardini: "Se mi rapiscono, porteranno via il cardinale Pacelli, non il papa".
La questione tornò ad affacciarsi nell'ultima fase, sempre più segnata dalla malattia, del pontificato di Giovanni Paolo II.
Lo scrittore ed editore cattolico Conrad Black, canadese, ci conferma che papa Karol Wojtyla ebbe occasione di parlarne alla fine di luglio del 2002, a Toronto per la giornata mondiale della gioventù , durante un pranzo con i benefattori che avevano finanziato la giornata, nella casa dell'arcivescovo emerito della città, il cardinale Gerald Emmett Carter, di cui Black era molto amico.
In quell'occasione Giovanni Paolo II si disse del tutto contrario all'ipotesi. E le sue esatte parole furono: "A pope emeritus is impossible".
Black richiamò a suo tempo questo episodio in un tributo alla memoria del santo papa, pubblicato sul settimanale britannico "Catholic Herald", di cui è stato comproprietario.
Joseph Ratzinger era il maestro di dottrina nel quale Giovanni Paolo II riponeva la massima fiducia. Ed è stato poi nel 2005 il suo successore.
Ma evidentemente sul "papa emerito" l'uno e l'altro hanno preso strade divaricate.
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