Si è fatto un gran can-can, circa la lavanda dei piedi della S. Messa in Coena Domini: il papa che emana decreti assurdi, il cardinale che li promulga senza batter ciglio ...
Personalmente, in consiglio pastorale parrocchiale, ho lasciato si scannassero, parole su parole e poi “le sponde al carro” perché ci stiano più parole: e il “liturgista” che vuole le donne, e la suora che vuole l’immigrato, e il genio che ne vuole più di dodici ... e io zitto!
Quando ne ho avuto abbastanza mi sono alzato e ho espresso il mio umile, modesto ma decisivo parere di parroco: “e io la lavanda dei piedi non la faccio!” Poi mi sono recato alla porta, ho spento la luce e me ne sono andato.
Sì! Da quest’anno nella mia parrocchia la lavanda dei piedi non la faccio più. Si torna ai tempi di quando eravamo romani, civili e credevamo al Sacrificio e al Sacerdozio; poi, essendo a Roma, per chi vuole le pagliacciate mi pare ci sia già chi le fa altrove.
«Nel Medioevo il Papa, terminato il divin sacrificio (della S. Messa Crismale), si recava nella basilica di San Lorenzo, chiamata poi Sancta Sanctorum, ove deposta la penula lavava i piedi a dodici suddiaconi; frattanto i cardinali, i diaconi e la schola cantavano il vespro.
Seguivano larghe distribuzioni di denaro al clero urbano alto e basso, come usava allora in tutte le solennità; dopo di che essendo già sera andavano tutti a desinare nella basilica o triclinio di papa Teodoro, che sorgeva non lungi dall’oratorio di San Silvestro»
(da Schuster, Liber Sacramentorum, vol. III)
Avercelo un parroco così! Poche parole e coraggiosa fedeltà alla verità!!grazie!!!
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