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venerdì 9 gennaio 2015

Avvenire: congiura contro Ratzinger. Antonio Socci: “Fu costretto a dimettersi?”



“Il giornale dei vescovi rivela: congiura contro Ratzinger” titola Libero in un articolo a firma di Antonio Socci che spiega: “Ieri abbiamo appreso – nientemeno che dalle pagine di “Avvenire”, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana – una cosa che nemmeno io ero arrivato a scrivere, nel mio libro “Non è Francesco”, sulla (tuttora) misteriosa rinuncia di Benedetto XVI. Infatti alla pagina 2 del giornale dei vescovi si poteva leggere, testualmente, che ci sono stati “ambienti che, per i soliti motivi di potere e sopraffazione, hanno tradito e congiurato per eliminare Papa Ratzinger, pur riconosciuto “fine teologo”, e l’hanno spinto alla rinuncia”.”
joseph ratzinger

“Avete letto bene. È una notizia dirompente. Si afferma – senza nemmeno il condizionale – che ci sono «ambienti» che «hanno tradito e congiurato per eliminare Papa Ratzinger» e addirittura che «l’hanno spinto alla rinuncia». È assolutamente doveroso a questo punto fare i nomi e dire apertamente chi sono. Perché non si tratta di cosa di poco conto. Faccio presente che, se è andata così, di fatto quella “rinuncia” è invalida perché – per essere valida, a norma del diritto canonico – essa deve essere totalmente libera da condizionamenti e costrizioni di sorta (ed è invalido il Conclave successivo). L’aspetto stupefacente della vicenda è che queste righe sono contenute in una lettera che, insieme ad un’altra, viene esplicitamente accreditata dal direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, il quale, sotto le due missive, scrive che esse «offrono pensieri e pongono interrogativi seri».

Nelle parole di Tarquinio non c’è la minima presa di distanza dalla notizia – data come cosa certa – della «congiura» che ha determinato la «rinuncia» di Ratzinger. Evidentemente Tarquinio era troppo preso dalla smania di attaccare Vittorio Messori – contro cui si scagliano le due lettere – e così a pagina 2 ha pubblicato questa “bomba” la quale vorrebbe far credere – con grande sprezzo del ridicolo – che i “nemici” di Francesco siano gli stessi “nemici” di Benedetto. Questo infatti è il titolo che “Avvenire” ha dato alla lettera: «Messori: “Nemici” di Francesco e di Benedetto». Ora, l’eccesso di zelo fa brutti scherzi. Anche i bambini infatti sanno che coloro che avversarono duramente Papa Ratzinger oggi sono tutti accesi sostenitori di Bergoglio. Perfino le cronache di questi giorni lo dimostrano, è di un’evidenza solare non solo nel mondo cattolico, ma pure in quello laico, dove, fra i sostenitori di Papa Bergoglio, sono in prima fila Eugenio Scalfari e Marco Pannella.

Inoltre, se è ridicolo affermare che i “nemici” di Ratzinger sono gli stessi che avversano Bergoglio, del tutto inaccettabile è insinuare che Vittorio Messori possa essere annoverato fra i “nemici” di Benedetto XVI. Questa è veramente una barzelletta. Il sodalizio intellettuale che lo lega a Ratzinger, come noto, è di antichissima data e comincia con l’epocale volume “Rapporto sulla fede”, un libro-intervista con l’allora cardinale bavarese che segnò una svolta nella Chiesa del post-concilio, perché mise fine all’autodemolizione progressista e modernista degli anni Settanta ed espose le basi della ricostruzione dell’epoca Wojtyla, cioè del ritrovamento della fede di sempre.

Quel libro, fra l’altro, costò ad entrambi, il cardinale e il giornalista, attacchi furibondi dei soliti ambienti progressisti.
Ecco come lo ha ricordato Messori in un suo articolo: ”Rapporto sulla fede” uscì nel 1985. Mancavano soltanto quattro anni al crollo del Muro, eppure nella Chiesa vasti settori erano ancora nella fase dell’innamoramento di un comunismo che avevano scoperto con passione pari al ritardo. Tutto, in quel libro, provocò l’indignazione di chi si diceva “progressista” (e stava invece per finire fuori della storia), tutto ma innanzi ad ogni altra la definizione che Ratzinger vi dava del marxismo: “Non speranza, ma vergogna del nostro tempo”». Il sodalizio intellettuale fra Ratzinger e Messori è anche sincera stima reciproca e, col tempo, credo sia diventato profonda amicizia. Se c’è un intellettuale che potremmo indicare come simbolo della stagione ratzingeriana (ovvero della rinascita e della ricostruzione nell’ortodossia) è proprio Messori (…)

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