A.di J. innova
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s'imbattè in ladroni, i quali, spogliatolo e feritolo,se ne andarono lasciandolo mezzo morto."
Sia Lodato Gesù Cristo!
Così narra il Vangelo di questa Domenica (Lc10:23-37).Ognuno di noi si può vedere raffigurato in quel poveretto; anche noi sul nostro cammino abbiamo incontrato dei ladroni: il mondo, il demonio, le passioni che ci hanno depredati e feriti.Chi può dire di non portare nella propia anima qualche ferita più o meno profonda, conseguenza delle tentazioni,del peccato? Ma anche noi sui nostri passi abbiamo incontrato un buon samaritano, anzi, il buon Samaritano per eccellenza, Gesù, il quale mosso a compassione per il nostro stato, ci ha prestato soccorso.Con amore infinito si è curvato sulle nostre piaghe sanguinanti medicandole con l'olio e il vino della sua grazia: l'olio ne indica la soavità e il vino il vigore; poi ci ha preso fra le sue braccia, ci ha portati in un rifuggio sicuro, ossia ci ha affidati alle cure materne della Chiesa, alla quale ha consegnato il prezzo del nostro riscatto, frutto della sua morte di croce. La parabola del buon samaritano adombra così la storia della nostra redenzione, storia sempre in atto e che si rinnova ogni volta che ci avviciniamo a Gesù, mostrandogli con umiltà e pentimento le ferite dell'anima nostra. Questo si attua in modo tutto particolare nella Santa Messa, in cui Gesù presenta al Padre il prezzo della nostra salvezza, rinnovando la sua immolazione a beneficio delle nostre anime. Dobbiamo andare alla Messa per incontrarci con lui, il buon Samaritano, per invocare e ricevere su di noi la sua azione sanante e santificante. Quanto più, consci della nostra miseria, sentiremo vivo il bisogno della sua redenzione, tanto più Gesù ce ne applicherà con larghezza i frutti e, venendo in noi nella S.Comunione, sanerà le nostre ferite non solo dall'esterno, ma dall'interno, penetrandole abbondantemente con l'olio soavissimo e col vino vigoroso della sua grazia. Ecco come Gesù ci tratta; ecco come Gesù ha trattato l'umanità che, per il peccato gli era straniera, anzi nemica e che non aveva nulla a che fare con lui, il Santo il Figlio di Dio! Gesù, che mediante la sua opera redentrice, ci ha dato per primo l'esempio di una carità piena di misericordia e di compassione, aveva tutto il diritto di concludere la parabola del buon samaritano dicendo: "Và e fà tu pure lo stesso" e avrebbe potuto aggiungere, ho dato l'esempio affinchè anche voi facciate come io ho fatto a voi (Gv 13, 15). I farisei col nome di prossimo intendevano solo gli amici, o al massimo, gli israeliti, non di certo i pagani e tanto meno i samaritani. Ed ecco che il Salvatore, oltrepassando di colpo questa interpretazione data dalla legge, propone proprio un atto di carità verso il nemico: il buon samaritano, non tenendo conto dell'odio che i Giudei nutrivono per il suo popolo, presta soccorso al povero giudeo abbandonato dal sacerdote e dal levita, suoi connazionali. Questa carità universale sarà il distintivo della nuova religione instaurata da Cristo. " La religione pura e immacolata agli occhi di Dio- scriverà San Giacomo-è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni"( 1, 27); ossia non viè vera religione senza carità verso il prossimo e soprattutto verso il prossimo sofferente. Anche fra i cristiani, purtroppo, non mancano persone devote che si fanno scrupolo di tralasciare la minima pratica di pietà, ma non hanno alcuna titubanza ad abbandonare a se stessi coloro che soffrono. Costoro non hanno compreso l'anima della religione, ma si sono fermati alla scorza. La religione ci da il senso profondo dei nostri rapporti con Dio: lui è nostro Padre e noi suoi figli; ma se siamo figli di un unico Padre, come non sentirci fratelli? Ecco in che cosa consiste la pietà vera: avere il senso della nostra figliolanza divina, il senso della nostra fraternità con tutti gli uomini nessuno escluso.E chi si sente veramente fratello non tirerà mai diritto difronte ai bisogni ed alle sofferenze altrui .
Sia Lodato Gesù Cristo
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