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domenica 4 maggio 2014

DANILO QUINTO PER RADIOSPADA - QUANDO IL PAPA RENDE INAUTENTICA LA SUA PERSONA E LA SUA MISSIONE

Proponiamo ai nostri lettori questo interessante articolo apparso su Radiospada 

di Danilo Quinto

Racconta San Marco nel suo Vangelo (Mc 8,27-35) che quando Gesù cominciò a insegnare «apertamente» ai Suoi discepoli che «doveva molto soffrire, ed essere rimproverato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare», Pietro «lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo». Gesù, «voltatosi e guardando i discepoli, lo rimproverò e gli disse: Lungi da me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Parole durissime. Le stesse che Gesù dice a Satana durante le innumerevoli tentazioni alle quali è sottoposto.


Se si considera quanto dichiarato dal portavoce della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi, il successore attuale di San Pietro, pensa e - di conseguenza - agisce secondo parametri umani, che sono opposti a quelli di Dio. Sulla vicenda della telefonata alla donna argentina, nel corso della quale sarebbe stato toccato il tema dell’Eucaristia e dei divorziati risposati, Padre Lombardi ha affermato: «Parecchie telefonate hanno avuto luogo, nell’ambito dei rapporti personali pastorali del Papa Francesco. Non trattandosi assolutamente di attività pubblica del Papa non sono da attendersi informazioni o commenti da parte della Sala Stampa. Ciò che è stato diffuso a questo proposito, uscendo dall’ambito proprio dei rapporti personali, e la sua amplificazione mediatica conseguente, non ha quindi conferma di attendibilità ed è fonte di fraintendimenti e confusione. È perciò da evitare di trarre da questa vicenda conseguenze per quanto riguarda l’insegnamento della Chiesa». Sulla telefonata di Bergoglio a Marco Pannella, Padre Lombardi ha ricordato che il leaderradicale «ha manifestato più volte grande stima per Papa Francesco, in particolare per il suo impegno sulla questione delle carceri e apprezzamento per la visita al carcere giovanile di Casal del Marmo, al Giovedì santo dell’anno scorso, e la marcia di Natale che quest’anno i radicali hanno fatto partire da una zona limitrofa al Vaticano».

Se il Vicario di Cristo sceglie di avere «rapporti personali», nella dinamica di questi rapporti non si può comportare come si comportano di solito gli uomini. Non può consumare «vizi privati», lasciando spazio ad un’altra sede per esercitare le «pubbliche virtù». Non può agire in base ad una doppia verità o a una doppia morale, come candidamente (e maldestramente) lascia intendere il suo portavoce. Non può suggerire alla donna argentina divorziata di recarsi a ricevere da un altro sacerdote l’Eucaristia e non può piacevolmente intrattenersi con il leader radicale solo perché questi nutre una «grande stima» per lui, senza proporre loro la Verità, di cui è testimone e custode, in quanto primo “Defensor fidei”. Il Papa – non solo questo Papa, ma “il Papa” – può avvicinare le persone solo per annunciare il Vangelo e per confermare la fede e la dottrina tramandata da duemila anni dalla Chiesa Cattolica. Può fare solo questo e deve farlo nel rispetto della fede e della dottrina. Altrimenti, si tratta di apostasia. 

Dice San Paolo (1Cor 14, 6-9): «E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina? È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra? E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento? Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!».

E’ da escludere che Padre Lombardi non conosca San Paolo, così come è da escludere che il Papa non sappia cosa vogliano dire – per la Chiesa fondata da Gesù e di cui egli è il Vicario sulla Terra – le parole che usa San Paolo: chiarezza, confusione, combattimento, vento. Per il Papa, chiarezza significa annunciare il Vangelo e confermare la fede. Il Papa non può assolvere questo suo compito primario a compartimenti stagni e in maniera diversa, privata e pubblica. Deve farlo sempre, in ogni momento. Il Papa non può creare confusione rispetto alla Verità rivelata. Non può avvicinare nessuno se non con l’obiettivo di avvicinare alla Verità, alla persona di Gesù, al nostro Dio, che è Uno e Trino. Se non fa questo, il Papa parla al vento e non prepara al combattimento, perchè tradisce la Verità e rende inautentica la sua persona e la sua missione. Lascia il “gregge” di Gesù disarmato nella sua lotta contro il “principe di questo mondo”, perché laddove, per ingraziarsi il “mondo”, non si proclama la Verità – ci ha ammonito Gesù - lì vince Satana. Sempre. In ogni tempo e luogo.

Mi diceva l’altro giorno una persona: «Chissà se il Papa, dopo aver telefonato a Pannella, telefonerà alla responsabile di un Centro di Aiuto alla Vita». Non va di moda sostenere la vita, se non con frasi di circostanza. E’ più “politicamente corretto” dire «Coraggio, eh! Le starò vicino in questa sua lotta all’ingiustizia» - come ha riferito Pannella - a chi ha voluto leggi di morte, a chi ha distrutto la famiglia naturale, a chi concorre a diffondere la cultura omosessualista ed eutanasica. Così, si legittimano sia il personaggio sia l’intera cultura che questi esprime. Si attenta alla Verità. Non mi meraviglierei – come qualcuno sostiene – se Pannella si apprestasse a conferire a Bergoglio la tessera d’onore del Partito Radicale. Non mi stupirei neanche, a questo punto, che Bergoglio l’accettasse, coronando così il sogno ancestrale di Pannella: quello di parlare ai cattolici – componenti del “fiume carsico”, come lui lo chiama, della storia radicale – dalla loggia di San Pietro. Non accanto al Papa, ma da solo.

Sono stato sempre consapevole del fatto che rispetto al dilagare della cultura che fa capo a Marco Pannella, a Emma Bonino e ai radicali, il problema non è quello di attaccare o biasimare costoro, che fanno il loro mestiere. Il problema vero e, nello stesso tempo, drammatico da affrontare è quello dell’accondiscendenza, della connivenza e della complicità espressa da una parte assai rilevante del mondo cattolico. Nel corso degli anni, per dare un contributo alla Verità, per spiegare come quella cultura si nutre di complicità e come ha potuto divenire egemone, ho portato esempi che sono divenuti copiosi, documentandoli. Se ne sono aggiunti altri in questi giorni - come quello di Andrea Riccardi e di Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, che si accomiata da Pannella dopo averlo visitato in ospedale, dicendogli «Marco, abbiamo tutti bisogno di te» - e altri se ne aggiungeranno. 

La telefonata di Bergoglio al leader radicale s’inserisce in questo contesto ed è un bene che vi sia stata. Perché chiarisce in modo definitivo ed inequivoco, la situazione attuale della Chiesa Cattolica fondata da Gesù. Viene tradita la Verità, quella di cui il Vicario di Cristo deve essere depositario e si mettono sullo stesso piano i carnefici (che vengono esaltati) e le vittime (che vengono ignorate). Diventano orpelli a confronto di quello che è avvenuto, le posizioni di coloro che da cattolici – insieme ai loro interessati corifei - esaltano e divulgano la piena applicazione della 194: sono solo i battitori di una strada che porta direttamente all’Inferno.

E’ anche un bene che nessuno nel mondo cattolico – tranne isolatissime e nobili eccezioni – abbia speso una parola per stigmatizzarla. Questa volta, neanche coloro che ogni giorno provano a spiegare – utilizzando bizzarri e inquietanti contorsionismi - quel che dice o quel che fa questo Papa, hanno aperto bocca. Viltà e ipocrisia si tagliano a fette, in questo mondo, che non esiste nella sua unità, perché nella sua maggioranza elude la difesa dei principi, che sono considerati un optional. Non ci può essere Verità, laddove non c’è unità sui principi. L’assordante silenzio che si è manifestato di fronte ad un fatto di questa portata – anche il silenzio ha una sua convenienza - è un bene perché si chiariscono le “parti” tra chi sta con il bene e chi con il male.

Potrebbe accadere che da quest’ingiustizia e da questo male che questo Papa ha perpetrato nei confronti dei sei milioni di esseri innocenti ammazzati dalla legge 194 – per citare solo una delle grandi “conquiste di libertà” della cultura pannelliana – nasca un bene.

Potrebbe essere – questo bene – l’accelerazione del tempo finale, quello descritto dalla Madonna a Fatima. Non sappiamo quanto tempo l’umanità avrà da attendere. Può essere domani o tra mille anni. Tutto è nelle mani di Dio. E’ Dio stesso a consentire che si manifesti il male, le forze devastatrici di Satana, che inquinano come mai nel passato il mondo e che attaccano la Chiesa dall’esterno e ora anche al suo interno. Sappiamo che Suo figlio, con il Suo sacrificio, l’ha già vinto, ma sappiamo anche altre due cose: senza il nostro personale sacrificio, con la sua dimensione di martirio quotidiana, che abbraccia quello di Gesù e la Sua Croce, il Cristianesimo non esiste e che ciascuno di noi è nel pieno del campo di battaglia. Questa si svolge in campo aperto. Non è in gioco una questione di poco conto. E’ in ballo la vita eterna, che è da conquistare.

Quando Gesù dice «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» (Lc 18, 8), significa anche che alla fine del mondo i principi sui quali Gesù ha fondato la Sua Chiesa, saranno quasi completamente abbandonati, come sembra stia accadendo oggi. Stiamo facendo le prove generali di quel che accadrà, nella certezza che l’abbandono si spingerà solo fino a dove lo consentirà la volontà di Dio.

Intanto, abbiamo molte cose da poter fare. Rivolgerci alla Madonna, perché protegga la Chiesa di Suo Figlio e tutti noi. «La Vergine Addolorata», scrive san Pio da Pietrelcina il primo luglio 1915, «ci ottenga dal suo santissimo Figliuolo di farci penetrare sempre più nel mistero della croce ed inebriarci con lei dei patimenti di Gesù. La santissima Vergine ci ottenga l’amore alla croce, ai patimenti, ai dolori. Sforziamoci di tenere sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre appresso ad ella. Associamoci sempre a questa sì cara Madre: usciamo con essa appresso Gesù fuori di Gerusalemme». La Madonna, su questa terra, ci vuole forti, ostinati, credenti. I soldati di Gesù non sono scomparsi. Sono per la maggior parte silenti, intimiditi da una cultura che li vuole soggiogati, tiepidi, insignificanti agli occhi di Dio. Una cultura che è penetrata nei gangli e nei luoghi più impensabili, che distoglie le coscienze dalla Verità, che esalta coloro che non hanno timore di Dio e si contrappongono al Suo piano, mistificando la Verità.

La responsabilità di chi deve combattere, è grande, perché Colui che fa nuove tutte le cose, alla fine, esprimerà il Suo giudizio e «la sorte dei vili sarà lo stagno ardente di fuoco e di zolfo, cioè la seconda morte, come per i rinnegati, i depravati, gli omicidi, i fornicatori, i venefici, gli idolatri e tutti i bugiardi» (Apocalisse, 21, 7-8). C’è una sola mèta per coloro che su questa terra vogliono combattere: la Città santa, Gerusalemme. «In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume sta un boschetto di alberi della vita, che fruttificano dodici volte, una volta al mese. Le foglie degli alberi servono a guarire le nazioni. Non ci sarà più nulla di maledetto. In lei sarà il trono di Dio, e dell’Agnello: i suoi servi lo adoreranno, vedranno la sua faccia e porteranno in fronte il nome di lui. Non vi sarà più notte; non hanno più bisogno né della luce d’una lampada, né di quella del sole, perché il Signore Iddio splenderà su di loro e regneranno nei secoli dei secoli» (Apocalisse, 22, 2-5).

Quel tempo, dove non vi sarà più notte è vicino, dice l’Angelo, ma per viverlo il giusto deve continuare a combattere nel bene. La sua attesa non può essere inerte, perché l’ingiusto ha ancora spazio per commettere ingiustizie e non convertirsi. Si combatta il male nell’unico modo in cui è possibile combatterlo, con la sovrabbondanza di bene, ma si combatta.

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