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martedì 2 agosto 2022

SOLENNITA' DEL PERDONO DI ASSISI




Tratto dal sito: “San Francesco

LA BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI E LA PORZIUNCOLA
La piccola chiesa della Porziuncola è stata il punto di riferimento di tutta la vita di Francesco. Quando il Santo giunse qui agli inizi del 1200, la chiesetta dedicata alla Vergine Assunta era circondata da una selva di querce e giaceva in uno stato di quasi totale abbandono. Francesco la riparò con le sue mani.

Qui il 24 febbraio 1208 scese nel suo cuore la parola di Gesù: “Andate... annunciate che il Regno dei cieli è vicino; non procuratevi né oro né argento né bisaccia; gratuitamente avete ricevuto gratuitamente date”. Francesco ne fu folgorato e pieno di gioia disse il suo sì più grande a Dio: “Questo è ciò che voglio, questo è ciò che desidero fare con tutto il cuore!”. Subito abbandonò le ricche vesti, indossò una tonaca a forma di croce e iniziò ad annunciare ovunque il Vangelo. Alla Porziuncola (ottenuta in dono dai monaci Benedettini del monte Subasio) stabilì la sua dimora.

Qui accolse i primi compagni. Qui fondò l'Ordine dei Frati Minori. Da qui partirono i primi frati, inviati da Francesco, ad annunziare la pace. Qui, la notte della domenica delle Palme del 1211, il Santo accolse Chiara di Assisi e la consacrò al Signore. Fu qui che il Santo tenne i primi "Capitoli" dei suoi Frati, riunioni generali cui partecipavano inizialmente tutti i suoi figli. Qui, in una notte del luglio 1216 riuscì ad ottenere da Cristo e dalla Vergine, che gli erano apparsi, la promessa straordinaria che quanti, lungo i secoli, si fossero recati a pregare nella Porziuncola, avrebbero ottenuto la completa remissione delle loro colpe: il Perdono di Assisi. Qui, infine, concluse la sua vita accogliendo la morte cantando. Era il 3 ottobre del 1226. […]


SOLENNITA' DEL PERDONO DI ASSISI: ECCO COME SI OTTIENE.

Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell'Ordinario (Vescovo), nella domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno del sabato fino alla mezzanotte della domenica) si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria (cfr. CCC n.1471-1479).

Condizioni richieste:

1 - Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto e recita del “Padre Nostro” (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del “Credo” (con cui si rinnova la propria professione di fede).

2 - Confessione Sacramentale per essere in Grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).

3 - Partecipazione alla Santa Messa e Comunione Eucaristica.

4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa ( un "Credo" un “Padre Nostro” e un'“Ave Maria” o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.

5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.

Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita. […]

LA STORIA: COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE L'INDULGENZA DEL PERDONO

Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!

Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe". "Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".

E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco: "Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento: questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni".

E qualche giorno più tardi, insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!"

lunedì 1 agosto 2022

Di chi è la Chiesa?



di A.P
Sono più di 2000 anni che si parla di Chiesa.

Chi ne parla?

Ne parlano tutti; chi ha il dovere di parlarne, chi pensa di sapere cosa dire su questa meravigliosa e straordinaria creatura e anche chi, sprovvisto di un minimo di conoscenza sul perché della Chiesa, cerca di inserirsi nel discorso, il più delle volte facendo brutta figura, perché non ne conosce la storia divina e umana, il suo significato e soprattutto la sua costituzione, che anche se apparentemente può sembrare di fattezza terrena, tuttavia non è così, perché prima di tutto, la Chiesa è fatta di cielo e quindi, coloro che la formano, cioè il Popolo Santo di Dio, i battezzati, sono anzitutto fatti di cielo.

Poi, possiamo arrivare a fare tutte le considerazioni possibili, a dire tutti i pensieri che ospitiamo nel nostro cuore e nella nostra mente, ma non dobbiamo mai dimenticare da dove nasce parte la Chiesa.

Nasce da Cristo, dal suo cuore che arde d’amore e l’ha affidata alle premure di Pietro, il quale, pur debole e fragile ne sarebbe stato il custode saggio e fidato, restando sempre in comunione con il suo fondatore e con la compagnia del cielo.

C’è una promessa che viene sempre a consolarci nei momenti bui, quando la Chiesa sembra essere sul punto del tracollo, quando alcuni o molti dei suoi figli manifestano di prediligere altri pascoli e anche quando alcuni dei suoi pastori lasciano intravvedere altri interessi che qualche volta potrebbero portare a pensare che sono gli interessi di colui che vorrebbe distruggere la Chiesa.

Questa promessa è di Gesù e appunto l’ha comunicata a Pietro dicendogli: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”.

Non dobbiamo mai dimenticarci queste parole e neppure pensare che la Chiesa fallirà, scomparirà o sarà annientata dall’anti Cristo.

Pensare questo, significherebbe non avere fede e ritenere la Chiesa e soprattutto il suo fondatore come di natura umana.

Detto questo, possiamo lasciarci guidare anche da tutte quelle buone e giuste definizioni che nel tempo ci siamo dati per presentare la Chiesa come strumento di salvezza per i battezzati. La Chiesa, e noi non possiamo non definirla“cattolica”, perché così l’ha voluta Cristo, è l’insieme di tutti i battezzati che, vivendo sulla terra, professano la stessa fede e legge di Cristo, partecipano agli stessi Sacramenti, ed esprimono la loro fede in comunione e obbedienza ai legittimi pastori, principalmente al Romano Pontefice.I legittimi pastori della Chiesa, sono il Romano Pontefice, cioè il Papa, che è il Pastore universale, ed i Vescovi. Inoltre, sotto la dipendenza dei Vescovi e del Papa, hanno parte nell'officio di pastori gli altri sacerdoti specialmente coloro che sono più prossimi al Popolo di Dio, i sacerdoti in cura d’anime, che ricordano ai battezzati questi principi irrinunciabili per poter essere dentro alla Chiesa.

Le verità sono eterne e sebbene il tempo fa il suo corso, presentandoci ad ogni alba un criterio diverso di interpretazione delle verità delle fede, tuttavia, non possiamo accodarci a questo pensiero debole che rischia di compromettere la nostra onorabilità di figli di Dio. Ancora una volta, vale la pena ricordare la promessa di Cristo, perché questa è una bandiera che sventolerà sempre, non sui pennoni, ma nel cuore di ogni figlio di Dio e della Chiesa: “Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e darò a te le chiavi del regno de' cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche in cielo, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche in cielo”. E ancora: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”.

Per noi cristiani, guardare a Pietro…guardare al legittimo successore di Pietro, è sinonimo di salvezza.

Tutti coloro che non riconoscono il Romano Pontefice come loro pastore e guida, non appartengono alla Chiesa di Gesù Cristo.Oggi, tante sette fondate dagli uomini, che si dicono cristiane "cattoliche", si possono facilmente distinguere nella loro povertà, rispetto alla vera Chiesa di Gesù Cristo per quattro contrassegni. La Chiesa di Cristo è Una, Santa, Cattolica e Apostolica “Cum Petro et sub Petro”. Oggi giorno, tanti fedeli cattolici vengono traviati per mezzo stampa, internet, televisione, ecc... da sproloquianti profeti di sventura e da sacerdoti dismessi dallo stato clericale per manifesta-eresia, cadendo nel vizio"dell'
autoreferenzialità".


L'autoreferenzialità è la radice e l'incapacità di riconoscere il bene a prescindere da chi lo fa. Colloca i classici difetti dell'egoismo e del narcisismo in una dinamica relazionale, cioè nelle difficoltà ad essere aperti al dialogo con Dio e con gli altri. Un cattolico non può essere autoreferenziale, poiché esso è membro vivo di una sola medesima Chiesa che si distingue nelle sue tre dimensioni essenziali: Chiesa gloriosa, Chiesa purificante, Chiesa pellegrina sulla terra. Da qualche tempo si assiste a uno stillicidio di messaggi e di articoli su quotidiani e commenti su facebook e in altri siti, dove si danno giudizi più o meno “pesanti” sui discorsi o prese di posizione dell’attuale Pontefice Papa Francesco, messi in rete da chi è convinto in mala fede, che c'è stato un complotto a danno di Benedetto XVI.A volte, i messaggi sono talmente puerili e ridicoli che viene da ridere o forse da piangere. Tornare a studiare la dottrina della Chiesa e il diritto canonico, con l'aggiunta della storia della Chiesa non guasterebbe a nessuno, tanto meno a quei sprovveduti che oggi la fanno da padroni.

Nel XII secolo i giuristi cominciarono a porsi il problema dell'ammissibilità di una rinuncia al papato, cercando di distinguere le eventuali cause legittime da quelle inammissibili, e ponendo anche il problema dell'inesistenza di un superiore gerarchico nelle cui mani il papa in carica potesse rassegnare le dimissioni.

Il giurista Baziano, sosteneva che la rinuncia fosse ammissibile in due casi: nel desiderio di dedicarsi esclusivamente alla vita contemplativa e nel caso di impedimenti fisici dovuti a malattia e a vecchiaia:

«Posset Papa ad religionem migrare aut egritudine vel senectute gravatus honori suo cedere».
Il canonista Uguccione da Pisa confermava le osservazioni di Baziano precisando che la rinuncia non doveva comunque danneggiare la Chiesa e doveva essere pronunciata di fronte ai cardinali o a un Concilio di Vescovi.

Le decretali di papa Gregorio IX, pubblicate nel Liber Extra del 1234, precisavano altre cause di rinuncia: oltre alla debilitazione fisica, veniva rintracciata l'inadeguatezza del Papa per defectus scientiae, nell'aver commesso delitti, nell'aver dato scandalo «quem mala plebsodit, dans scandala cedere possit» e nell'irregolarità della sua elezione, ma si escludeva quale legittimo motivo di rinuncia il desiderio di condurre una vita religiosa, il cosiddetto zelum melioris vitae, già ritenuto ammissibile dai canonisti.

Nell'immediatezza della rinuncia di papa Celestino V, altri interventi di canonisti, come il francescano Pietro di Giovanni Olivi, i teologi della Sorbona Godefroid de Fontaines e Pierre d'Auvergne, avallarono la decisione del papa abruzzese, mentre i cardinali nemici di Bonifacio VIII, Giacomo e Pietro Colonna, presentarono nel 1297 tre memoriali intesi a dimostrare l'illegittimità della rinuncia di Pietro da Morrone. Contro la rinuncia di Celestino si espressero anche Iacopone da Todi e Ubertino da Casale, che nel 1305 la giudicò una horrenda novitas, avendo favorito le successioni degli «anticristi a suo dire»di Bonifacio e Benedetto XI.

Successivamente alla rinuncia di Celestino V, fu papa Bonifacio VIII, emanando la costituzione Quoniamaliqui, a eliminare ogni condizione ostativa e a stabilire l'assoluta libertà del Pontefice in carica a rinunciare al papato, una norma recepita dal Codex Iuris Canonici del 1917.Il Codice di diritto canonico, o Codex Iuris Canonici, del 1983, al Libro II "Il popolo di Dio", parte seconda "La suprema autorità della Chiesa", capitolo I "Il Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi", contempla la rinuncia all'ufficio di romano pontefice:

«Can. 332 - §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.»

Papa Benedetto XVI, con piena libertà, ha dichiarato di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, come altri prima di lui. Il Codice di diritto canonico, al canone 332 paragrafo 2 dice che per la validità della rinuncia è richiesta la plena libertate e che questa sia debitamente manifestata, dove, per debitamente manifestata, dobbiamo rifarci al canone 189 paragrafo 1 che dice: “La rinuncia, perché abbia valore, sia che necessiti di accettazione o no, deve essere fatta all’autorità alla quale appartiene la provvisione dell’ufficio di cui si tratta, e precisamente per iscritto oppure oralmente di fronte a due testimoni”. La rinuncia di Benedetto XVI, resa pubblica l’11 febbraio 2013 ha assolutamente soddisfatto queste due condizioni. È stata fatta nel contesto di un Concistoro Ordinario pubblico (c’erano più di due testimoni quindi); tuttavia qualcuno potrebbe fare un’obiezione dicendo che la piena libertà consta della sfera personale di un individuo, ovvero riguarda il più intimo rapporto dell’uomo con Dio. In altre parole, nessuno può sapere con assoluta certezza se Benedetto XVI abbia rinunciato liberamente.Al diritto canonico non interessa indagare nei meandri più personali dell’uomo; al diritto canonico interessa ciò che è possibile provare, ciò che attiene al piano razionale. Fare congetture è sempre rischioso e poco professionale.In qualsiasi ambito, lo è ancora di più e si rischia di non giungere alla verità.

Quindi, possiamo definire tutte queste argomentazioni che ormai sono sulla ribalta fin dall’elezione di Papa Francesco, come “corsi e ricorsi della storia”.

Non stracciamoci le vesti per questo o per quell’altro…perché il Papa ha detto questo o fatto quell’altro…perché ha promulgato un documento piuttosto che un altro.

Impariamo a pregare per la Chiesa, per il Papa e per tutto il Popolo Santo di Dio, di cui facciamo parte anche noi.

Quella Promessa: “Tu es Petrus…” non verrà meno!

Parola di Gesù Cristo!