Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

lunedì 31 agosto 2015

LA REGOLA DELLA FEDE

1) Su che cosa si basa la fede cristiana? La fede cristiana si basa sulla parola di Dio. Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio (Giov. 9. 29). Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto (Giov. 5. 46). Mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio (II Pet. 1. 21). Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio (Giov. 3. 2)
. Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Ebr. 1. l-2). 2) Dove si trova la parola di Dio? La parola di Dio si trova nel deposito della Divina Tradizione e dei Libri Santi, e a noi viene proposta dall'insegnamento vivo della Chiesa. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni… insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato (Matt. 28. 20). O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza (I Tim. 6. 20).

domenica 30 agosto 2015

I Vescovi ghanesi: ‘Unioni omosessuali e adulterio sono contro Dio’


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I Vescovi del Ghana hanno ribadito il proprio impegno a difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, nonché a tutela del matrimonio come unione indissolubile di un uomo e di una donna. Pertanto, «le unioni omosessuali e l’adulterio sono ostili alla volontà del Creatore», come hanno evidenziato i prelati, che hanno riproposto con forza castità e fedeltà come virtù fondamentali.

Tutto questo è stato tradotto in un’apposita dichiarazione, diffusa subito dopo la conferenza pro-life svoltasi lo scorso 8 agosto ad Accra, per contrastare i tentativi posti in atto dal cosiddetto «nuovo ordine mondiale» di cambiare i loro cuori, la loro fede e le loro coscienze, imponendo un controllo totale sulla popolazione.

I Vescovi del Ghana hanno chiesto anche ai giovani di non cadere nella trappola dell’ipersessualizzazione dilagante nella società contemporanea, contrastando così col proprio comportamento «la promozione radicale dell’aborto e della contraccezione da parte di gruppi ed organizzazioni internazionali», privi di scrupoli nello sfruttare anche l’ignobile ricatto degli «aiuti umanitari».

L’Africa ancora una volta ha così rivelato la propria piena e fedele adesione alla retta Dottrina cattolica, adesione su cui l’Europa dovrebbe interrogarsi e lasciarsi rievangelizzare.

“L’Eucarestia solo in bocca”: aumentano i vescovi che ripristinano la vecchia prassi



Il vescovo della città di Oruro, Bolivia, il missionario polacco Krzysztof Białasik, si aggiunge ad una piccola pattuglia di alti prelati che stanno ripristinando un po’ d’ordine nella prassi per accostarsi alla Santa Eucarestia: domenica scorsa ha dichiarato che non permetterà più la ricezione dell’ostia sulla mano. Białasik ha detto di aver preso questa decisione dopo aver notato varie persone che non consumano subito la particola, ma apparentemente la portano via per motivi ignoti.

Il primo vescovo ad aver preso tale posizione fu Juan Luis Cipriani, di Lima, nel 2008, seguito da Malcolm Ranjith di Colombo (Sri Lanka) qualche anno dopo. Anche il recentemente scomparso mons. Rogelio Livieres, vescovo di Ciudad de Este (Paraguay), si era decisamente espresso contro la prassi dell’Eucarestia in mano, pur non promulgando un divieto formale. Altri vescovi, come Antonio Carlos Rossi Keller, brasiliano, o Eduardo Maria Taussig, argentino, e il nostro Carlo Caffarra di Bologna, nel recente passato hanno promulgato provvedimenti parziali nella stessa direzione.

Uno tra i primi prelati su questa linea fu il vescovo (oggi emerito) Juan Rodolfo Laise, di San Luis, Argentina, che nel 1996 si oppose – unico tra i suoi colleghi – all’indulto che in quell’anno venne concesso nel suo Paese (ricordiamo che la ricezione dell’Eucarestia in mano non è frutto di una riforma liturgica formale, ma una prassi che ha preso piede in varie aree del mondo e poi è stata di volta in volta “tollerata” con indulti ad hoc; ma, come molte cose che inizialmente vengono solo tollerate, è poi diventata predominante).

Certe comunità sono più solidamente concordi sulla linea tradizionale: per esempio la Conferenza Episcopale Nigeriana, che ha solo temporaneamente concesso per qualche mese, lo scorso anno, la ricezione in mano come misura precauzionale durante l’epidemia di Ebola, ma ha subito ripristinato la prassi tradizionale ad emergenza conclusa. Un chiaro sostegno a questa “revisione liturgica pratica” è stato Benedetto XVI, a partire dal 2008, con il suo esempio personale e con una raccomandazione per le messe papali a San Pietro, pur se spesso disattesa.


Fabrizio Giudici

venerdì 28 agosto 2015

I Pellerossa, genocidio dimenticato


l 27 gennaio è assurto a giorno della memoria “politicamente corretta”, in cui una comunità ha ottenuto di diventare l’emblema incontestabile della sofferenza, come se la persecuzione subita da questo popolo prima della metà del secolo scorso sia un “unicum” che si eleva al di sopra delle tragedie di tutti gli altri popoli. Questo è profondamente ingiusto e discriminatorio: il “genio criminale” del genere umano ha lasciato ben altre tracce nella storia. In primo luogo, il genocidio dei nativi d’America, un grande popolo guerriero e cacciatore che fu sistematicamente sterminato da chi aveva invaso le sue terre. Questo olocausto viene taciuto, dimenticato, persino ridotto nelle proporzioni visto che si parla di “soltanto” 1 milione di amerindiani sterminati (i vincitori, si sa, scrivono e falsificano la storia).

ACCOGLIENTI. Le fonti più attendibili attestano che prima dell’arrivo degli europei circa 8 milioni di indiani occupavano l’America del Nord. Nel 1692, non restavano già più di 4 milioni e mezzo d’indigeni. Oggi gli indiani sopravvissuti sono meno di 50mila. All’arrivo dei primi coloni gli indiani fecero l’errore di mostrarsi piuttosto accoglienti (la storia non insegna nulla, neppure ai padani…). Quando gli immigrati furono abbastanza numerosi, cominciarono a premere sui territori dei nativi americani per strappar loro la terra.

PIANIFICAZIONE. E' il via ad un genocidio mostruoso, costellato di continue stragi e massacri di villaggi, operato con una pianificazione scientifica: affamare gli indiani, facendo tabula rasa delle mandrie di bisonti, e spingerli nelle zone più invivibili per farli morire di stenti e malattie continuando, al tempo stesso, ad attaccarli. Inzia così l’epoca delle riserve, che ben presto diventano autentici campi di sterminio, aree incolte, malsane e povere di mezzi di sostentamento.

SOLUZIONE FINALE.Migliaia di indiani, poi, vengono spostati da una riserva all’altra, apparentemente senza motivo: marce forzate su tragitti lunghissimi, in realtà studiate apposta per decimare la popolazione. Nelle riserve, veniva attuata la soluzione finale: impossibilitati a procurarsi il cibo con la caccia, come loro costume, gli indiani sono costretti a nutrirsi con alimenti avariati che non possono più essere venduti sul mercato dei coloni.

LAGER. La funzione della camere a gas, qui, viene svolta dalle coperte: agli indiani vengono fornite coperture infettate coi microbi del vaiolo e della tubercolosi e queste malattie, nel giro di pochi anni, completano lo sterminio. Il ricorso all'uso del vaiolo appare già in un rapporto al generale Amherst, datato 13 luglio 1763, in cui il colonnello Henry Bouquet relaziona al suo superiore circa l’uso di coperte infettate da malati per contagiare gli indiani. Questa tecnica è poi stata usata con gran successo nelle riserve, per affrettare la risoluzione della “questione indiana”. Dai lager, presto ridotti a grandi lebbrosari, si poteva uscire solo morti: ogni rivolta, ogni tentativo di fuga venne repressa con inaudita ferocia. Così scomparve il popolo delle grandi praterie, vittima dell’immigrazione e, oggi, dei nostri vuoti di memoria.

LA STRAGE DI SAND CREEK

Nel 1851 gli Stati Uniti ed i rappresentanti delle tribù dei Sioux, Cheyenne, Arapaho, Crow, Shoshone ed altre, firmarono un importante trattato. Neltrattato di Fort Laramie il governo degli stati Uniti riconosceva agli indiani il possesso delle regioni delle Grandi Pianure (la gran parte dei territori abitati dagli indiani) "fintanto che l' acqua scorri e le aquile volino". Inoltre gli indiani permettevano il passaggio dei coloni lungo la pista dell' Oregon in cambio il governo prometteva una sovvenzione annua di 50.000 dollari per 50 anni. Gli indiani avrebbero anche permesso che alcune strade e dei forti venissero costruiti nei loro territori.

Più tardi il congresso unilateralmente tagliò gli stanziamenti a dieci anni e comunque diverse tribù non ricevettero mai le forniture promesse come pagamento.

giovedì 27 agosto 2015

Anche in Vaticano è recessione. I numeri della prefettura della casa pontificia


(fonte settimo cielo di Sandro Magister)

In occasione della centesima udienza generale del pontificato di papa Francesco, mercoledì 26 agosto, la prefettura della casa pontificia ha comunicato che a questi cento appuntamenti hanno preso parte in totale 3.147.600 persone, così distribuite anno dopo anno:

- 1.548.500 i presenti alle 30 udienze del 2013,

- 1.199.000 i presenti alle 43 udienze del 2014,

- 400.100 i presenti alle 27 udienze del 2015.

Questo significa che anno dopo anno la media dei presenti a ciascuna udienza è stata la seguente:

- 51.617 persone nel 2013,

- 27.883 persone nel 2014,

- 14.818 persone nel 2015.

Quindi ogni nuovo anno con la metà di presenze dell’anno precedente.

Nè le vacche magre sembrano scongiurate, visto che alla centesima udienza di mercoledì scorso è stato comunicato che sono accorsi solo “in più di diecimila”.

La foto sopra è stata scattata durante l’udienza generale di mercoledì 11 febbraio 2015, che era anche la festa della Madonna di Lourdes e la giornata del malato, con l’afflusso di delegazioni dell’Unitalsi.

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NOTA BENE !

Il blog “Settimo cielo” fa da corredo al sito “www.chiesa”, curato anch’esso da Sandro Magister, che offre a un pubblico internazionale notizie, analisi e documenti sulla Chiesa cattolica, in italiano, inglese, francese e spagnolo.

Gli ultimi tre servizi di “www.chiesa”:

26.8.2015
Ferve la discussione sulla visione politica di Francesco. Il giudizio di uno studioso argentino di Perón e le ammissioni dello stesso papa

21.8.2015
Papa Francesco s’è messo alla testa dei “movimenti popolari” anticapitale. Ma intanto ha consegnato lo IOR alla multinazionale Promontory, messa al bando nei giorni scorsi dallo Stato di New York

12.8.2015
Le elezioni presidenziali in Argentina richiamano l’attenzione sulla visione politica di papa Francesco. Il suo entusiasmo per i “movimenti popolari”. L’utopia di una nuova Internazionale comunista e “papista”

La missiva indirizzata al Pontefice dai 180 sinodali valdesi


Schiaffo dei valdesi al Papa venuto dalla fine del mondo per parlare di misericordia e di perdono: 
«Commossi dalla richiesta ma non possiamo sostituirci a quanti hanno pagato col sangue la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro» Questo carissimi ci fa capire , che questa setta come tante altre di natura protestante non è altro che l'inganno del demonio per distruggere l'unità della fede cattolica.Al termine in basso troverete la bellissima LETTERA ENCICLICA MORTALIUM ANIMOS di sua santità Pio XI di venerata memoria.

Papa Francesco e il pastore protestante    

«Caro fratello in Cristo Gesù, il Sinodo della Chiesa evangelica valdese riceve con profondo rispetto, e non senza commozione, la richiesta di perdono da Lei rivolta, a nome della sua Chiesa, per quelli che Lei ha definito “gli atteggiamenti non cristiani, persino non umani” assunti in passato nei confronti delle nostre madri e dei nostri padri». Ma l’esordio non inganni, perché nella lettera di risposta al Papa c’è anche un «però» che pesa: «Questa nuova situazione non ci autorizza a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro».

La missiva indirizzata al Pontefice è stata approvata oggi dai 180 sinodali (riuniti fino a venerdì a Torre Pellice, in provincia di Torino). È la replica alle parole pronunciate dal Pontefice lo scorso 22 giugno nella sua visita – la prima in assoluto di un papa in un luogo di culto valdese – al tempio di Torino.

«Il dialogo fraterno che oggi conduciamo è dono della misericordia di Dio – hanno scritto – che molte volte ha perdonato, e ancora perdona, la sua e la nostra Chiesa, invitandole al pentimento, alla conversione e a novità di vita, permettendo loro così di assumere ogni giorno di nuovo il compito di servirlo».

I valdesi accolgono le parole di Francesco «come ripudio non solo dalle tante iniquità compiute ma anche del modo di vivere la dottrina che le ha ispirate. Nella Sua richiesta di perdono cogliamo inoltre la chiara volontà di iniziare con la nostra Chiesa una storia nuova, diversa da quella che sta alle nostre spalle in vista di quella “diversità riconciliata” che ci consenta una testimonianza comune al nostro comune Signore Gesù Cristo. Le nostre Chiese sono disposte a cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi».

Poi aggiungono: «La nostra comune fede in Cristo ci rende fratelli nel Suo Nome, e questa fraternità noi già la sperimentiamo e viviamo in tante occasioni con sorelle e fratelli cattolici: è un grande dono che ci viene fatto e che speriamo possa essere condiviso da un numero crescente di membri delle due Chiese».

Tuttavia, «questa nuova situazione non ci autorizza a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro. La grazia di Dio, però, “è sovrabbondata, là dove il peccato è abbondato” (Romani 5,20), e questo noi crediamo e confessiamo, certi che Dio vorrà attuare questa sua parola anche nella costruzione di nuove relazioni tra le nostre Chiese».

martedì 25 agosto 2015

Sant'Agostino LA DISCIPLINA CRISTIANA


Nella Chiesa i cristiani vengono istruiti da Cristo stesso a vivere bene.

1. 1. La parola di Dio ci è stata rivolta: è stata pronunciata al fine di esortarci, come dice la Scrittura: Accogliete l'istruzione nella casa dell'istruzione 1. Istruzione viene da istruire, e la casa dell'istruzione è la casa di Cristo. Chiediamoci l'oggetto e il fine di questa istruzione: chi viene istruito e chi impartisce l'istruzione. Si impara a vivere bene, e il fine per cui si impara a vivere bene è di giungere a vivere per sempre. A questo vengono istruiti i cristiani, e Cristo è colui che insegna. Chiariamo con ordine questi punti: in che cosa consista il vivere bene, quale sia il premio di una vita condotta bene; chi siano veramente i cristiani discepoli, chi sia il vero maestro. Noi diremo poche cose, così come il Signore ci farà dono di dirle, e voi abbiate la compiacenza di ascoltare. Premetto che tutti noi siamo nella casa che è scuola di vita cristiana, ma molti non sono disposti a ricevere l'istruzione, e la rifiutano - questo è male - benché appartengano a tale casa. Dovrebbero ricevere qui gli insegnamenti per metterli in pratica anche nelle loro case: ma in queste preferiscono vivere in modo sregolato, e per di più amano portare la stessa sregolatezza anche nella casa dove si insegna la regola di vita. La mia esortazione dunque ad accogliere quello che il Signore vorrà ora suggerirmi di dire, è rivolta a coloro presso i quali non cade invano la parola di Dio e che prestano ascolto con il cuore oltre che con le orecchie. Costoro non sono strada da cui gli uccelli portano via il seme caduto; non sono terreno sassoso in cui il seme non può mettere radice profonda - spunta subito un germoglio che però secca nella calura -; e neppure sono campo coperto di spine - dove il germoglio viene soffocato appena spunta e comincia e crescere -; sono invece terreno buono, pronto a ricevere il seme e a dare frutto abbondante, cento, sessanta o trenta volte in più 2. - Preciso, per coloro che devono ancora imparare, che ho attinto queste immagini dal Vangelo -. Ho elencato chi sono coloro che potranno accogliere quello che il Signore si degna di dire per mezzo di me. Chi semina è il Signore, e io sono appena la cesta in cui il seminatore si degna di mettere i semi da spargere su di voi: non ha valore la cesta, ma grande è il pregio del seme, e grande il potere del seminatore. A questo fate attenzione.
I molti precetti della Legge compendiati nell'unica Parola.

lunedì 24 agosto 2015

Pio XII, il Papa che "incoronò" Regina la Madre di Dio

Un dipinto che ritrae la regalità della Vergine - RV
Fu Pio XII a compendiare nell’Enciclica “Ad Coeli Reginam”, nel 1954, venti secoli di devozione che dalle origini del cristianesimo avevano colto nella Madre di Cristo i tratti di una divina regalità. Grazie in particolare a Papa Pacelli, dunque, la Chiesa celebra e venera ogni anno Maria col titolo di “Regina”, inizialmente il 31 maggio e, dopo la riforma del calendario liturgico, il 22 agosto, otto giorni dopo l’Annunciazione, a significare uno stretto legame tra la regalità mariana e la sua Assunzione. Il servizio diAlessandro De Carolis:

sabato 15 agosto 2015

Solennità Maria SS.ma Assunta in cielo




Dopo l'Annunciazione, Maria è partita verso la montagna di Giudea per andare a trovare Elisabetta. Colma dello Spirito Santo, Elisabetta l'ha benedetta. L'ha proclamata "Madre del mio Signore". Fonte di gioia. Beatitudine vivente della fede. Maria ha risposto con il cantico del Magnificat. Parole ispirate, che lasciano intravedere il suo cuore. Esse sono per noi il suo "testamento spirituale". Identificandosi con Maria, la Chiesa di tutti i tempi continua a cantare tutti i giorni il Magnificat come suo proprio cantico. Celebriamo oggi il mistero dell'Assunzione. Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo. L'Apocalisse ci mostra "un segno grandioso del cielo": la Donna che ha il sole per mantello, e una corona di stelle. Invincibile con la grazia di Dio di fronte al nemico primordiale. "Figura e primizia della Chiesa". Primizia nel dolore della maternità al servizio della Redenzione. Primizia nel destino della gloria. Da lì, nel focolare della Trinità, Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra riconoscenza alla Grazia di Dio. La beatitudine divina e umana della Salvezza. Il suo eterno Magnificat.

venerdì 14 agosto 2015

MUNIFICENTISSIMUS DEUS


PIO XII 
SERVO DEI SERVI DI DIO 
A PERENNE MEMORIA

COSTITUZIONE APOSTOLICA

LA GLORIFICAZIONE DI MARIA
CON L'ASSUNZIONE AL CIELO
IN ANIMA E CORPO



Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d'amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cf. Rm 8, 28).

Il Nostro pontificato, come anche l'età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l'aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa. Per cui, mentre la santissima Vergine compie amorosissimamente l'ufficio di madre verso i redenti dal sangue di Cristo, la mente e il cuore dei figli sono stimolati con maggiore impegno a una più amorosa contemplazione dei suoi privilegi.

Dio, infatti, che da tutta l'eternità guarda Maria vergine, con particolare pienissima compiacenza, «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4, 4), attuò il disegno della sua provvidenza in tal modo che risplendessero in perfetta armonia i privilegi e le prerogative che con somma liberalità ha riversato su di lei. Che se questa somma liberalità e piena armonia di grazie dalla chiesa furono sempre riconosciute e sempre meglio penetrate nel corso dei secoli, nel nostro tempo è stato posto senza dubbio in maggior luce il privilegio della corporea assunzione al cielo della vergine Madre di Dio Maria.

giovedì 13 agosto 2015

Lettera agli amici e benefattori n°84 Fraternità S.S.P.X. - Informazioni dalla Casa generalizia




di Mons. Bernard Fellay

Riassunto: In una conferenza del 20 gennaio 2015, il Cardinal Maradiaga considera che la misericordia deve ispirare uno nuovo spirito alle riforme introdotte dal concilio Vaticano II, per aprire la Chiesa al mondo di oggi. Così strumentalizzata, la misericordia è separata dal pentimento delle colpe; essa non sembra più che uno sguardo condiscendente al peccatore ed al suo peccato.

In vista del prossimo Anno santo, bisogna operare un discernimento serio tra questa misericordia mozza e la misericordia integra che invita pienamente alla conversione, al rifiuto del peccato. Le nostre preghiere e le nostre penitenze, durante quest’anno, devono essere una risposta alla richiesta del Cuore doloroso ed immacolato di Maria a Fatima, di cui celebreremo il centenario delle apparizioni nel 2017.



Cari Amici e Benefattori,

non è necessario dilungarsi troppo per constatare lo stato della crisi in cui versa la nostra Santa Madre Chiesa. Tuttavia, in questi ultimi tempi, un certo numero di preoccupanti indizi ci spingono a pensare che entriamo in una fase ancora più intensa di turbamento e di confusione. La perdita di unità della Chiesa è sempre più evidente, sia riguardo alla fede e ai costumi sia riguardo alla liturgia ed al governo, e non è azzardato presagire un periodo molto difficile davanti a noi. A meno di un miracolo, c’è da temere un tempo in cui le anime saranno sempre più abbandonate a se stesse, non trovando più un appoggio – pure tanto necessario – da parte della gerarchia nel suo insieme.

Una nuova misericordia in aiuto alle riforme conciliari

Tra i vari esempi, per illustrare il nostro ragionamento, è stata tenuta una conferenza da parte del Cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, coordinatore del gruppo dei cardinali ai quali Papa Francesco ha affidato la riflessione sulla riforma della Curia romana. Questa conferenza, tenuta il 20 gennaio 2015 all'università Santa Clara, in California, ha il merito di offrire un esempio della visione che guida i più intimi consiglieri del Papa. Una prima idea è che quest’ultimo intende realizzare le sue riforme – e con ciò dobbiamo intendere l’insieme delle riforme intraprese a partire dal Vaticano II – in modo tale che divengano irreversibili. Tale volontà di non tornare mai più indietro si trova d’altronde espressa in altri passi della medesima conferenza.
Tuttavia le riforme già realizzate sono in pericolo, riconosce il cardinale onduregno, poiché hanno provocato una grave crisi nella Chiesa. Il motivo è che ogni riforma deve essere animata da uno spirito, che ne costituisce l’anima. Ora le riforme conciliari non hanno rispettato questo principio. Al contrario, si sono realizzate, ci dice, lasciando intatto il vecchio spirito, lo spirito tradizionale, cosa che ha prodotto il risultato che queste riforme in parte non sono state comprese, e non sono state affatto seguite dagli effetti attesi, fino a provocare una specie di schizofrenia nella Chiesa. Il Cardinale Rodriguez Maradiaga afferma che tuttavia non si deve tornare indietro. Ma, secondo lui, resta da imprimere uno spirito corrispondente alle riforme, per motivarle, per dinamizzarle. Questo spirito, è la misericordia. E giustamente, il Papa ha appena annunciato un Anno santo della Misericordia...

La vera misericordia secondo il Sacro Cuore

Di che si tratta esattamente? In sé, la misericordia è una parola cara al cuore di ogni cattolico, perché esprime la manifestazione più toccante dell’amore di Dio verso di noi. Nei secoli scorsi, le apparizioni del Sacro Cuore non sono state altro che una rivelazione più intensa di tale misericordia di Dio verso gli uomini. Si deve dire la stessa cosa riguardo alla devozione al Cuore doloroso e immacolato di Maria. Tuttavia la vera misericordia, che implica quel primo movimento estremamente toccante di Dio verso il peccatore e la sua miseria, continua con un movimento di conversione della creatura verso Dio: «Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Lc 13, 5). Questo richiamo alla conversione, è la base del Vangelo, che troviamo tanto in san Giovanni Battista quanto in san Pietro. Quando i peccatori, colpiti dalla predicazione, chiedono cosa debbano fare, non odono che questa voce: «convertitevi, e fate penitenza». La santa Vergine nelle apparizioni di questi ultimi secoli, a La Salette come a Lourdes o Fatima, non dice altro: «preghiera e penitenza».
Ora i nuovi predicatori di una nuova misericordia insistono talmente sul primo passo fatto da Dio verso gli uomini perduti dal peccato, dall’ignoranza, dalla miseria, da omettere troppo spesso questo secondo movimento che deve provenire dalla creatura: il pentimento, la conversione, il rifiuto del peccato. Alla fine la nuova misericordia non è altro che uno sguardo compassionevole sul peccato. Dio vi ama... in ogni caso.

La nuova misericordia separata dal pentimento

Gli esempi di misericordia forniti dal Cardinale Maradiaga sfortunatamente non lasciano nessun posto al dubbio. Egli afferma così il posto totale e intero nella vita della Chiesa dei cristiani che hanno rotto il loro matrimonio ed hanno fondato una famiglia “ricomposta”. Niente di più... e annuncia perfino un paradiso uguale a quello dei santi per quelli che hanno lasciato la Chiesa mentre si trovavano in situazione di peccato. Ovviamente rimprovera ai ministri di aver espresso la loro disapprovazione a quei poveri peccatori... Ecco la nuova misericordia, la nuova spiritualità che deve fissare per sempre le riforme delle istituzioni e dei costumi della Chiesa, sia quelle già realizzate dal Concilio, sia le nuove programmate attualmente! Ciò è gravissimo. Ma può anche aiutarci a capire perché siamo tanto contrari a quello che chiamano “spirito del Concilio”. Infatti è in nome di questo nuovo spirito che sono state introdotte le riforme, uno spirito che certamente non è tradizionale. Noi diciamo che questo spirito ha rovinato tutto nel Concilio, anche le parti che si potrebbero intendere in modo cattolico... Questo spirito è un adattamento al mondo, è uno sguardo di condiscendenza per le sue cadute, le sue tentazioni, in nome della bontà, della misericordia, dell’amore. Così, per esempio, non si dice più che le altre religioni sono false, affermazione che pure è quella del magistero di ogni tempo. Non s’insegnano più i pericoli del mondo, e perfino il diavolo è quasi scomparso totalmente dal vocabolario ecclesiastico da cinquant’anni. Questo spirito spiega le sofferenze attuali della Chiesa nostra Madre la cui autorità si affievolisce malgrado le aperture al mondo, che perde ogni giorno nuovi membri, sacerdoti, e che vede diminuire la sua influenza sulla società contemporanea. L’Irlanda un tempo così cattolica, dove è appena stato legalizzato il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso, ne è un esempio doloroso.
Si può troncare la misericordia, separarla da una necessaria penitenza, come fa il Cardinale Maradiaga, con lo scopo dichiarato di ridare un nuovo spirito alle riforme conciliari, in rottura con lo spirito tradizionale? Certo che no! È interprete del pensiero di Papa Francesco in questa conferenza pronunciata tre mesi prima della bolla d'indizione dell'Anno santo? È molto difficile saperlo per quanto sono contraddittori i messaggi provenienti da Roma, da due anni, come riconoscono in privato certi cardinali e apertamente molti vaticanisti.

Saper discernere tra misericordia tronca e misericordia intera.

Dovremo dunque privarci delle grazie di un Anno santo? Al contrario. Quando le fonti della grazia sono spalancate, dobbiamo riceverla in abbondanza! Un Anno santo è una grande grazia per tutti i membri della Chiesa. Viviamo quindi della vera misericordia, come ci insegnano tutte le pagine del Vangelo e della liturgia tradizionale. Conformemente al “discernimento preliminare”(1) sul quale Mons. Lefebvre ha fondato la condotta della Fraternità San Pio X, in questi tempi di confusione, respingiamo una misericordia tronca e viviamo pienamente la misericordia intera.
Una parola che incontriamo così spesso e che ovviamente deve trovarsi sulla nostra bocca è miserere. Questa parola indica, da parte nostra, il riconoscimento della nostra miseria, poi l'appello alla misericordia di Dio. La coscienza della nostra miseria ci fa chiedere perdono, ci riempie di contrizione, e si accompagna alla volontà di non peccare più. Il vero amore che ispira questo movimento ci fa comprendere la necessità di riparare per i nostri peccati. Da cui il sacrificio espiatorio e satisfattorio. Questi diversi movimenti sono necessari per la conversione che ottiene il perdono dal Dio di misericordia, che – in verità – non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La pretesa della felicità eterna è completamente illusoria in colui che non vuole rompere con le sue abitudini di peccare, che non vuole seriamente fuggire le occasioni di cadere, né prendere la risoluzione di non ricominciare più.
Predicare una misericordia senza la necessaria conversione dei poveri peccatori sarebbe un messaggio vuoto di significato per il cielo, una trappola diabolica che tranquillizzerebbe il mondo nella sua follia e nella a sua ribellione sempre più aperta contro Dio. Mentre invece il cielo è formale: «Dio non si deride» (Gal. 6,7). La vita degli uomini nel mondo di oggi chiama la collera di Dio da ogni dove. Il massacro degli innocenti nel ventre della madre, a milioni, la legalizzazione delle unioni contro natura, l’eutanasia, sono altrettanti crimini che gridano contro il cielo, senza parlare di ogni tipo d’ingiustizia...

La misericordia secondo il Cuore doloroso e immacolato di Maria

Prendiamo sul serio questo appello alla misericordia, ma come gli abitanti di Ninive! Andiamo alla ricerca delle pecore smarrite, preghiamo per la conversione delle anime, pratichiamo per quanto possibile tutte le opere di misericordia, materiali ma soprattutto spirituali, perché sono quelle che mancano di più.
Se la Madonna ha potuto dire, più di un secolo fa, che faceva tanta fatica a trattenere il braccio vendicatore del proprio Figlio... che direbbe oggi?
Quanto a noi, cari fedeli, dobbiamo approfittare di questo Anno santo per domandare al Dio di misericordia una conversione sempre più profonda nella santità, implorare le sue grazie ed il perdono della sua misericordia infinita. Prepareremo il centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima praticando e propagando con tutte le nostre forze la devozione al suo Cuore doloroso ed immacolato, come ha richiesto. Supplicheremo ancora e sempre che le sue richieste, in particolare la consacrazione della Russia, siano finalmente ascoltate come si deve. Non c’è alcuna opposizione tra questi pensieri rivolti a Maria e l’Anno santo, al contrario! Non separiamo ciò che Dio vuole vedere unito: i due Cuori di Gesù e di Maria, come ha spiegato Nostro Signore a Suor Lucia di Fatima.
Ogni distretto della Fraternità vi comunicherà le opere particolari da praticare per beneficiare di tutte le grazie che la Misericordia divina ci concederà in questo Anno santo.
E così apporteremo nel miglior modo possibile la nostra collaborazione alla volontà misericordiosa di Dio di salvare tutti gli uomini di buona volontà.

Il Signore Nostro si degni di benedirvi per la vostra generosità e, in questo giorno di Pentecoste, vi conceda le sue abbondanti grazie di fede e di carità.

+ Bernard Fellay

(1) «Praticamente la nostra attitudine deve fondarsi su un discernimento preliminare, reso necessario da queste circostanze straordinarie di un Papa vinto dal liberalismo. Tale discernimento, eccolo: quando il Papa dice qualcosa che è conforme alla tradizione, noi lo seguiamo; quando dice qualcosa che va contro la nostra fede, o che lo incoraggia, o lascia fare qualcosa che nuoce alla nostra fede, alloro noi non possiamo seguirlo! Questo per la ragione fondamentale che la Chiesa, il Papa, la gerarchia sono al servizio della fede. Non sono essi la fede, devono servirla. La fede non si fa, essa è immutabile, essa si trasmette». Mons. Lefebvre, Ils l’ont découronné, Clovis, 2009, p. 259.



Fonte: DICI

mercoledì 12 agosto 2015

Antica e Nuova Alleanza



Da dopo il concilio certe affermazioni creano confusione circa l’Antica e la Nuova Alleanza. Nella preghiera del Venerdì Santo della nuova liturgia si prega perché gli ebrei rimangano fedeli all’alleanza. Nel caso di S. Paolo, dice il Papa Benedetto XVI, alcuni preferiscono in realtà "non usare il termine conversione, perché - dicono - egli era già credente, anzi ebreo fervente, e perciò non passò dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio, né dovette abbandonare la fede ebraica per aderire a Cristo” (1).

Qual è la dottrina cattolica?


Tutto l’Antico Testamento è una preparazione alla venuta di Gesù. In Lui si compiono le promesse e la legge che doveva prepararne la venuta. La fedeltà all’Antica Alleanza consisteva quindi nell’accogliere il Messia promesso che doveva redimerci con il suo sangue versato in remissione dei nostri peccati per fondare la Nuova ed Eterna Alleanza. E’ quello che hanno fatto gli apostoli ed i discepoli, su cui Gesù ha fondato la sua Chiesa, per trasmettere questa Nuova Alleanza a tutte le genti, fino alla fine del mondo, per la loro salvezza.
Coloro che, invece di ascoltare Gesù, lo condannano a morte, proprio a causa della sua dottrina, poiché lo considerano un bestemmiatore, non possono richiamarsi dell’Antica Alleanza che si compiva e terminava in Gesù Cristo.

San Giovanni

Molto significativo è il dialogo riportato fra Gesù ed i farisei nel capitolo 8° del Vangelo di S. Giovanni di cui trascrivo qualche passaggio:

(I farisei) Gli dissero allora: «Dov'è tuo Padre?». Gesù rispose: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio», Perciò vi ho detto che voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati»...
«Io so che siete progenie di Abramo, ma cercate di uccidermi, perché la mia parola non trova posto in voi. Io parlo di ciò che ho visto presso il Padre mio, e anche voi fate le cose che avete visto presso il padre vostro». Essi, rispondendo, gli dissero: «Il padre nostro è Abramo». Gesú disse loro: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo; ma ora cercate di uccidere me, uno che vi ha detto la verità che ho udito da Dio; Abramo non fece questo. Voi fate le opere del padre vostro». Perciò essi gli dissero: «Noi non siamo nati da fornicazione; noi abbiamo un solo Padre: Dio».
Allora Gesú disse loro: «Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e sono venuto da Dio; non sono venuto infatti da me stesso, ma è lui che mi ha mandato.
Perché non comprendete il mio parlare? Perché non potete ascoltare la mia parola.
Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non è rimasto fermo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna".


San Tommaso d’Aquino

Un altro testo importante è un articolo della Somma Teologica di S. Tommaso d’Aquino (2). San Tommaso si chiede se, dopo la Passione di Cristo, si possano osservare le cerimonie dell’antica legge senza commettere peccato.
Dopo aver dato, come suo solito gli argomenti a favore della risposta positiva, nel “sed contra” afferma:
L'Apostolo ammonisce: «Se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla». Ora, soltanto il peccato mortale impedisce il giovamento del Cristo. Dunque la pratica della circoncisione e delle altre cerimonie è peccato mortale, dopo la passione di Cristo.
Nel corpo dell’articolo, in seguito, San Tommaso sviluppa i suoi argomenti:
“Tutte le cerimonie sono altrettante professioni di quella fede, che costituisce il culto interiore di Dio. Ora, l'uomo puo professare la sua fede interiore con gli atti e con le parole: e in entrambi i casi, se professa della falsità, pecca mortalmente. E sebbene la fede che noi abbiamo del Cristo sia identica a quella che di lui avevano i Patriarchi, tuttavia poichè essi precedettero il Cristo, mentre noi siamo a lui posteriori, la medesima fede viene espressa con verbi differenti. Essi infatti dicevano : “Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio”, usavano cioè verbi al futuro: invece noi ci serviamo del passato nell'esprimere la stessa cosa, dicendo che « concepì e partorì». Allo stesso modo, le cerimonie dell'antica legge indicavano il Cristo che doveva ancora nascere e patire: mentre i nostri sacramenti lo indicano già nato e immolato. Perciò, come peccherebbe mortalmente chi adesso, nel professare la fede, dicesse che Cristo deve nascere, cosa che gli antichi invece dicevano con tutta pietà e verità; cosi peccherebbe mortalmente chi osservasse ancora le cerimonie che gli antichi osservavano con pietà e con fede. Ciò corrisponde a quanto scrive S. Agostino : « Ormai non c' è più la promessa che Cristo deve nascere, patire e risorgere, come quei sacramenti in qualche modo ricordavano: ma c' è l'annunzio che egli è nato, ha patito ed è risorto, come dichiarano apertamente i sacramenti usati dai cristiani».
In seguito San Tommaso risponde alle obiezioni, approfondendo sempre di più i suoi argomenti. Nella risposta alla prima obiezione ci riporta una distinzione molto importante citando S. Agostino: "S. Agostino distinse tre epoche. La prima, precedente alla passione di Cristo, in cui le cerimonie legali non erano né mortifere, né morte. La seconda, posteriore alla promulgazione del Vangelo, in cui le cerimonie legali sono morte e mortifere. La terza è un'epoca intermedia, che va dalla passione di Cristo alla divulgazione del Vangelo, nella quale le cerimonie legali erano morte, poiché non avevano più alcun valore, e nessuno era più tenuto a osservarle; ma non erano mortifere, poichè i cristiani convertiti dal giudaismo potevano ossevarle lecitamente, purché non ponessero in esse la loro speranza, al punto da reputarle necessarie alla salvezza, come se la fede cristiana fosse stata incapace di giustificare senza di esse. Per quelli poi che si convertivano dal paganesimo non c'era nessun motivo di osservarle. Ecco perché S. Paolo circoncise Timoteo, che era nato da un'ebrea; mentre non volle circoncidere Tito, che era nato da genitori pagani.
Lo Spirito Santo non volle, in tal modo, che agli ebrei fosse proibita subito l'osservanza delle cerimonie legali, come invece erano interdetti ai convertiti dal paganesimo i loro riti, per mostrare la differenza esistente tra l'uno e l'altro rito. Infatti i riti pagani venivano ripudiati come assolutamente illeciti; mentre i riti della Legge Antica, istituiti da Dio a prefigurare il Cristo, venivano a cessare, perché adempiuti nella passione di Cristo ».
Nel rispondere alla 2° obiezione, S. Tommaso, facendo sua l’opinione di S. Agostino, dà la spiegazione teologica dell’episodio di Antiochia quando, essendo venute alcune persone, Pietro si ritirò e se ne stette in disparte dai Gentili, per non scandalizzare i giudaizzanti poiché l’Antica Legge vietava il contatto con essi. S. Paolo riprese S. Pietro e gli “resistette in faccia”, proprio perchè, con la sua attitudine lasciava credere che le prescrizioni dell’Antico Testamento conservavano il loro valore.
Compiendosi in Gesù l’Antica Alleanza, la pratica dei suoi precetti cerimoniali diviene quindi supertiziosa.

Una nuova religione

Con il rigetto di Cristo nasce una nuova religione fondata sullo spirito farisaico contro il quale Gesù più volte si è scagliato nel Vangelo. La sua referenza principale sarà il Talmud. Essa avrà caratteristica propria di negare che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio, considerandolo quindi degno di morte come un bestemmiatore.
Perciò non si può dire in nessun modo che coloro che professano questa nuova religione, fondata sul rigetto del Messia, hanno in comune con noi l’Antica Alleanza o sono nostri “fratelli maggiori” nella fede. La vera carità consiste nel pregare, come si fa nella liturgia tradizionale del Venerdì Santo, per la loro conversione, perché “riconoscendo la luce della verità divina che è Cristo, siano strappati dalle loro tenebre”.

Don Pierpaolo Maria Petrucci

da Veritas n° 67 marzo-aprile 2009

1. Angelus, domenica, 25 gennaio 2009, ZENIT.org.
2. I-II, Q. 103 a 4.

martedì 11 agosto 2015

Pellegrinaggio nazionale Bevagna - Assisi 2015


San Giovanni Bosco, patrono della gioventù

sabato 5 e domenica 6 settembre



presentazione, volantino, iscrizioni

Siamo giunti alla 27a edizione del Pellegrinaggio nazionale Bevagna-Assisi, dedicato quest'anno alla figura di San Giovanni Bosco, patrono della gioventù.

Uomo di devozione, preghiera ed azione; Sacerdote zelante per la salvezza delle anime; odiato da liberali, massoni e valdesi; pienamente inserito nel suo tempo eppure così distaccato dal mondo; in poche parole ... un Santo, così come ciascuno di noi dovrebbe sforzarsi di essere, con l'aiuto della Grazia di Dio.

Per informazioni ed iscrizioni consultate il volantino allegato (cliccate sulla foto della locandina) o contattate direttamente il Priorato di Rimini: tel. 0541-72 77 67; e-mail: pellegrinaggio@sanpiox.it



La Chiesa... sempre divina!





di don Pierpaolo Maria Petrucci

La crisi profonda che attanaglia la Chiesa si manifesta in maniera sempre più evidente nei suoi sintomi, che appaiono di giorno in giorno più palesi. 

Dall’ultimo sinodo, in cui si è discusso per sapere se, nella pratica, il matrimonio è ancora indissolubile ed il sesto comandamento ancora in vigore, si sta preparando la prossima riunione di ottobre. L’apostolato della Preghiera ha comunicato recentemente l’intenzione di preghiera dei vescovi italiani per il mese di giugno: «Perché venga annunciato il cuore del messaggio cristiano piuttosto che alcuni aspetti dottrinali e morali»; tutto un programma!
Sempre di più si rivela il tradimento di membri della gerarchia, imbevuti di spirito liberale.

Con il voto del 22 maggio scorso l’Irlanda, uno dei più antichi paesi di tradizione cattolica, è stato il primo Paese che ha riconosciuto la legalità dell’unione contro natura per via di referendum popolare.
Le complicità, i silenzi della gerarchia cattolica durante la campagna hanno destato grande scandalo, soprattutto considerando il fatto che il clero esercita ancora una notevole influenza in quel Paese.
Prima delle elezioni, l’arcivescovo di Dublino Diamund Martin ha dichiarato che egli avrebbe votato contro il matrimonio omosessuale, ma non avrebbe detto ai cattolici come votare1. Dopo il voto ha sostenuto di fronte alla televisione nazionale irlandese che «non si può negare l’evidenza» e che la Chiesa in Irlanda «deve fare i conti con la realtà». Quanto è accaduto, ha aggiunto mons. Martin, «non è soltanto l’esito di una campagna per il sì o per il no, ma attesta un fenomeno molto più profondo», per cui «è necessario anche rivedere la pastorale giovanile: il referendum è stato vinto con il voto dei giovani e il 90% dei giovani che hanno votato sì ha frequentato scuole cattoliche2». Viene spontaneo chiedersi cosa si insegna oggi nelle scuole cattoliche!
Il silenzio più assordante è stato quello del Sommo Pontefice, che ricorda la sua stessa attitudine nel 2013 quando la stessa legge fu approvata dal governo francese. Ma denunciare il vizio contro natura oggi non è politicamente corretto.
Questa è l’attitudine della gerarchia ecclesiastica oggi: di fronte allo spirito del mondo non ci si pone più in antagonisti pronti alla lotta e fiduciosi nella forza soprannaturale della grazia, come la Chiesa ha sempre fatto nel corso della storia a partire dai primi cristiani che, vivendo alla luce del Vangelo e pagando anche con la loro vita, imposero ad un mondo pagano la logica della fede, fino a trasformarlo e a generare una società cristiana. La strategia ecclesiastica oggi è cambiata: si prende il corso delle cose come ineluttabili cercando di adattarsi ad esso tramite una morale di situazione, a geometria variabile. Si tratta esattamente di una «resa culturale e morale al mondo da parte dei pastori, che accettano questa degradazione come un’evidenza sociologica»3.
Ma questo modo di agire corrisponde più al naturalismo di origine massonica che al messaggio di Cristo trasmesso fedelmente nel corso dei secoli, basti leggere le lettere encicliche dei Papi precedenti al concilio Vaticano II.
Ciò che stupisce maggiormente è la poca reazione da parte del clero. Possibile che non vi sia una voce autorevole che si levi in maniera chiara e forte per denunciare ciò che sta succedendo e capace di riunire la parte sana che resta nella «buona battaglia»?
Non si può che constatare come di fronte a questa defezione generale emerga come un gigante la figura di Mons. Lefebvre che seppe, contro venti e maree e pagando di persona, denunciare sul nascere quegli errori che stanno portando allo sfacelo attuale.

Ma tacere di fronte a un così grave male equivale ad approvarlo e più se ne è consapevoli, più aumenta la responsabilità di fronte a Dio e alla storia.
Il solo modo reale di servire veramente la Chiesa oggi, senza rendersi complici della sua «autodemolizione», consiste nel denunciare pubblicamente gli errori, diffusi da coloro che hanno il ruolo di pastori ma che in realtà sono lupi travestiti.
È questo un grave dovere di coscienza, anche se per questo si può incorrere in persecuzioni esplicite, come quelle di cui fu vittima a suo tempo Mons. Lefebvre.
La sottomissione ai legittimi pastori, che implica il riconoscerne l’autorità, e la preghiera perché esercitino fedelmente il loro mandato, è legata al dovere che hanno di trasmettere la fede. La vera obbedienza, come ricorda san Tommaso, ci porta a sottometterci ad un ordine legittimo posto da una autorità legittima4. Chi vuol praticare veramente questa virtù non deve dimenticare che l’autorità è stata costituita per trasmettere un Deposito rivelato che non si ha diritto di cambiare.
Quando si vuol utilizzare l’obbedienza come un’arma contro la fede o la morale, si abusa dell’autorità che Dio ha concesso proprio per trasmettere integralmente il Suo insegnamento. In questo caso voler obbedire ad ogni costo non sarebbe più virtù, ma servilismo5 e significherebbe cadere in quella trappola che Mons. Lefebvre chiamava «il colpo maestro di Satana», cioè disobbedire a Dio in nome dell’obbedienza.
San Pietro di fronte al Sinedrio, che era la più grande autorità religiosa nell’Antico Testamento, ricorda apertamente questo principio: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini»6 . Il grande san Paolo non esita a dire ai Galati: «Ma se noi o un angelo disceso dal cielo annunciasse a voi un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia votato allamaledizione divina!»7
 .
Malgrado la passione che la Chiesa sta vivendo attualmente, è indispensabile comunque affermarne la divinità e scoprirne la bellezza che appare anche oggi, dietro il suo volto in apparenza sfigurato.
Non dimentichiamo che da essa ci giungono tutti gli aiuti soprannaturali che ogni giorno riceviamo per perseverare e crescere nell’amore di Dio.
Dalla Chiesa anche oggi sgorgano numerose grazie di conversione per tante anime che dopo una vita di peccato si avvicinano a Dio, e che il Signore poi utilizza come strumenti di bene in quest’epoca decadente.
La Chiesa ha una forza soprannaturale straordinaria capace di trasformare le anime e la società, e questa forza il liberalismo ed il modernismo, che hanno infettato la gerarchia attuale, cercano di imprigionarla. Il condannare pubblicamente questi errori e coloro che li professano, pur nel dovuto rispetto per la carica che esercitano, è indispensabile per liberarla da questa ragnatela e per ricostruire, come avviene dovunque si cerca di essere fedeli al suo insegnamento.
Allora le tenebre dell’errore e del peccato scompaiono e rinascono cellule di società cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio indissolubile, sulla famiglia, intorno ai sacerdoti rimasti fedeli. Così la divinità della Chiesa risplende ancora e diventa manifesta la promessa di Gesù: «Le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa».
A noi l’onore di lottare per il suo trionfo tramite la trasmissione integrale del suo insegnamento perenne, irrigato dalla coerenza della nostra vita. ?


Note :
1. LifeSiteNews.com, 21 maggio.
2. www.corriere.it/esteri/. 15 maggio.
3. http://www.corrispondenzaromana.it/irlanda-la-responsabilita-di-un-apostasia/
4. S. Th II II q 104 a 5.
5. L’obbedienza è «una virtù morale, essendo tra le parti della giustizia: e consiste nel giusto mezzo tra il troppo poco e il superfluo. Però qui il superfluo si misura in base non alla quantità, ma ad altre circostanze: cioè in base al fatto che uno ubbidisce o a chi non deve, oppure in cose inammissibili». S.Th. II II q. 104 ad «Così dunque si possono distinguere tre tipi di obbedienza: la prima, sufficiente per salvarsi, si ferma a ubbidire nelle cose d’obbligo; la seconda, perfetta, ubbidisce in tutte le cose lecite; la terza, disordinata, ubbidisce anche nelle cose illecite». S. Th. II II q 104 a 5 ad 3.
6. Atti degli apostoli 5, 27-33.
7. Gal. 1,8.

lunedì 10 agosto 2015

Sabato 15 AgostoFESTA DELLA "DORMITIO MARIAE" - MARIA SS. ASSUNTA IN CIELO




La nostra tradizione occidentale ha sempre considerato l'Assunzione come una grande festa della Madre di Dio, preparandosi ad essa con tridui, novene e persino una quindicina che trovai qualche anno fa, ricomposta da papa Pio XII, il pontefice che il 1 novembre dell'anno santo 1950, con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus, proclamò solennemente il dogma della Assunzione di Maria.

Eccone il testo che invito a recitare in privato o in comune, in casa o in chiesa:


O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella tua As­sunzione trionfale in anima e corpo al Cielo, dove sei accla­mata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore che Ti ha esaltata sopra tutte le creature e offrirti il nostro omaggio ed il nostro amore. Ave Maria... 


O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.


O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi sappiamo che il tuo sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia ora in Cielo alla vista dell'umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima tua, nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità, fa sussultare il tuo cuore di beatificante tenerezza; noi, poveri peccatori a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, Ti supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo fin da questa nostra vita terrena a gu­stare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.


Ave Maria... 


O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.


O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi confidiamo che le tue pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le tue labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che tu senta la voce di Gesù dirti di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: «Ecco il tuo figlio»; noi, che Ti invochiamo nostra Madre, Ti prendiamo come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale. Ave Maria... 


O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.


O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi abbiamo la vivificante certezza che i tuoi occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecu­zioni, all'oppressione dei giusti e dei deboli; noi, fra le tene­bre di questa valle di lacrime, attendiamo dal tuo celeste lume e dalla tua dolce pietà, sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria. Ave Maria... 


O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.


O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi crediamo infine che nella gloria dove regni vestita di sole e coronata di stelle Tu sia, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; da questa terra dove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guar­diamo verso di Te, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speran­za. Attiraci con la soavità della tua voce per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen. Ave Maria...


O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.



Salve, o Regina...

  
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